sábado, 13 de abril de 2013

FINALE DEL RACCONTO SCRITTO DAI BAMBINI DELLA 2^ D


FINALE DEL RACCONTO
SCRITTO DABAMBINI DELLA 2^ D

Il SEGRETO DEL MUSEO ANTIQUARIO
DEL METROPOL PARASOL

Di sicuro posso dire che la professoressa Basi aspettò di essere sola, poi si sedette comodamente e telefonò al suo amico Tommaso.
Tommaso Cardano era il direttore della scuola “San Francesco d’Assisi” di Altamura.
-        Chissà se si ricorderà di me! – disse ad alta voce.
Tommaso la riconobbe subito, anche se erano passati tanti anni.
Si commosse perché non si aspettava quella telefonata.
Dopo qualche chiacchiera Basi spiegò perché lo aveva cercato.
Voleva mettersi in contatto con la sua amica Lucia e chiederle se continuava i suoi studi sulla città.
Tommaso le disse che la maestra Lucia era appena uscita con la sua classe proprio per una passeggiata nel centro storico. Le consigliò di scriverle una lettera e spedirla, insieme alle pietre, in un bel pacco.
Il pacco arrivò dopo tre giorni e fu consegnato subito alla maestra che lo aprì appena fu in classe.
-        I bambini dalla scuola di Montequinto chiedono il nostro aiuto!
-        Di cosa si tratta? – urlarono tutti i bambini in coro, balzando in piedi.
-        I compagni della 6° B hanno ritrovato queste due pietre durante una gita al Museo Antiquario del Metropol Parasol di Siviglia, sotto i “funghi” e vogliono capire come sono finite lì.
La scritta sulle due pietre era chiara:
A TAM e poi URA
Mettendole vicine era facile pensare alla città di ALTAMURA, ma come erano finite sotto questi “funghi” spagnoli?
I bambini spagnoli parlavano di funghi come di una strana copertura in legno ideata da un famoso architetto; i bambini altamurani pensavano ai funghi come ad un buon cibo tipico da mangiare con la pasta fatta in casa dalla nonna, i famosi “capuntini”. Avevano l’acquolina in bocca solo a pensarci e si leccavano le labbra immaginando di averne un bel piatto davanti.
Facendosi passare la fame, i bambini cominciarono a confrontarsi sulle notizie storiche che avevano imparato durante la passeggiata con l’architetto Annamaria Gnurlandino, ma anche a fantasticare, come erano soliti fare.
Secondo Michele quelle pietre facevano parte delle antiche mura megalitiche che racchiudevano la città.
Fu proprio in quel momento che entrò in aula Annamaria. Anche lei fu assalita e interrogata.
-        Vieni qui presto, devi ripeterci tutto quello che sai sulle mura megalitiche!
Annamaria felice di vederli così curiosi si sedette, prese la guida della città e cominciò a leggere:
-        Le mura che circondavano la città servivano a difenderla dagli attacchi, ma anche a mostrare la ricchezza della città. La leggenda racconta che i Ciclopi, giganti con un solo occhio le costruirono con grandi pietre incastrate tra loro. Questa leggenda è nata perché è difficile pensare che un uomo potesse essere così forte da sollevare delle pietre così grandi e costruirci un muro.
A quel punto la fantasia di Michele lo fece esclamare: - So tutto io!
-        I giganti hanno costruito le mura per proteggere la città dagli attacchi degli animali EL-TI-CO-FA!
-        COOOOSSSSAAAAA! Esclamarono insieme la maestra Lucia e Annamaria.
-        Sì, animali tipo ELefanti con testa di TIgre e coda di Coccodrillo, ma anche con grandi ali come quelle dei Falchetti. Questi animali sono riusciti a prendere delle pietre dal muro, ma durante il volo, proprio mentre erano sopra Siviglia le hanno lasciate cadere perché erano stanchi e perché le pietre pesavano moltissimo.
-        A quel punto le pietre potrebbero essere state trovate e utilizzate nella costruzione di case proprio dai Romani – disse Mariateresa - o di altri muri – aggiunse Giovanni.
Qualcuno cominciava a credere all’ipotesi di Michele, ma molti pensarono che questa volta aveva proprio esagerato.
Francesco, a quel punto, sorridendo e un po’ per prendere in giro Michele, disse: - Sì, potrebbe anche essere stato il mio supereroe giapponese Matzukaze. Lui viaggia nel tempo per salvare il calcio; forse in una delle sue imprese, ha tirato un calcio così forte che delle pietre le ha spedite a Siviglia - e scoppiò in una fragorosa risata.
Qualcuno aggiunse: - La pietra su cui era scritta Altamura era intera, ma cadendo si è spezzata in due; un pezzo è finito da una parte e uno dall’altro.
Antonio intervenne per dire: - Sì, forse c’è anche un’altra possibilità … potrebbero aver utilizzato una catapulta, quell’attrezzo con la corda che devi tirare e poi lasciare all’improvviso e che serve proprio per lanciare le pietre, ma come potrebbero esserci riusciti per davvero proprio non lo so!
Piera aveva ascoltato in silenzio ma si fece avanti e propose di andare a cercare notizie più certe tra i libri del Palazzo Vescovile sede dell’antica Università. Aveva imparato che l’Università non c’era più, ma i libri preziosi erano stati conservati.
Tutti furono subito d'accordo.
Per fortuna il giorno dopo era sabato e sarebbero stati liberi. Si erano dati appuntamento in piazza Duomo, sui gradini della maestosa Cattedrale. Mentre aspettavano, alzarono lo sguardo per ammirare la bellissima balconata del palazzo, c’erano elementi decorativi come Madonnine, foglie e fiori.
Annamaria cominciò a contare i bambini: - Uno… due… tre… ventiquattro, venticinque … Ci siamo tutti!
Dopo aver salutato don Vito, il parroco della cattedrale si ritrovarono tuffati dentro i libri, con le teste vicine e le dita che tenevano il segno mentre leggevano a stento.
Non capivano molto perché le parole erano difficili, i capitoli erano lunghi, la scrittura era qualche volta grande e qualche volta piccola piccola.
Più cercavano e più non trovavano niente di interessante.
Nei libri si raccontava di meravigliose ville costruite dai Romani, di storie di gladiatori e imperatori come Federico II di Svevia, di meravigliosi mosaici, ma … niente di più.
Non si parlava assolutamente di pietre con strane scritte, bisognava arrendersi… o forse no!

Tu che leggi ti arrendi? Questa è UNA STORIA PER GIOCARE, tocca anche a te immaginare come quelle pietre da Altamura siano finite a Siviglia… o da Siviglia siano finite ad Altamura …

2 comentarios:

  1. SEÑO MªJOSÉ LUQUIÑO13 de abril de 2013, 20:21

    ¡QUÉ LINDO! CONTINUA EL CUENTO DE ADRIÁN Y PARA ELLO HABÉIS NARRADO VUESTRA EXPERIENCIA.
    ME GUSTA EL FINAL ABIERTO QUE PUEDE LUGAR A LA IMAGINACIÓN O A VARIOS FINALES.
    ME PARECE UNA BUENA IDEA EXPLICAR LOS DATOS DE ALTAMURA UNIDO A LA FANTASÍA.¡BUEN TRABAJO!!ESTOY DESEANDO VER EL TRABAJO QUE HABÉIS REALIZADO.
    ENHORABUENA

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    Respuestas
    1. Grazie per i tuoi complimenti Maria Josè,
      io sono felice per essermi divertita con i miei alunni.
      E' stato bello leggere il racconto di Adrian,
      conoscere la nostra città e trovare spunti
      per scivere in classe questo racconto.
      Abbiamo lavorato sulle storie e sui possibili finali per cui è stata una conseguenza per loro trovare un finale/non finale.
      Non vediamo l'ora di avervi qui per raccontarvi tutto.
      Un abbraccio

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